martedì 28 dicembre 2010

Walter Massa e il suo Timorasso 1995

In pratica, il classico vino "da bere a secchiate" (cit) per quanto è buono, ma anche uno di quelli a cui avvicinare piano l'orecchio mentre lo assapori. Perché bere questo timorasso a quindici anni dalla vendemmia è un po' come tornare indietro nel tempo, agli anni in cui - lo racconta bene l'etichetta - era un "raro vitigno". In pratica, un perfetto sconosciuto.

Le cose sono in parte cambiate oggi: il timorasso si è visto finalmente riconosciuta dignità di grande bianco, ancor più perché figlio di una regione che è patria soprattutto di grandi rossi; e di bianco da invecchiamento, poi, nonostante tutte le difficoltà del mercato connesse al consumo - ormai quasi anacronistico - dei bianchi d'annata. Prova ne è anche il dato storico dell'aumento della superficie complessiva vitata, dai due ettari circa del 1997 ai cinquanta attuali.

Il merito di questa rinascita è di Walter Massa e di alcuni altri illuminati produttori dei colli tortonesi che iniziarono nei primi anni '80 un lavoro faticoso di sperimentazione e valorizzazione, quando il timorasso era stato espiantato ovunque per fare spazio a uve (come il cortese) che richiedevano minore cura in vigna e assicuravano una maggiore produttività.

Il timorasso 1995 di Walter Massa
Il 1995 fu l'anno della svolta (anche se Walter Massa aveva già iniziato a vinificare in purezza il timorasso dal 1987): di ritorno da un viaggio in Friuli ospite di alcuni produttori, capì che occorreva sfruttare il contatto con le fecce nobili, prevedendo un lungo periodo di affinamento in serbatoio e in bottiglia prima della commercializzazione; nel contempo, ridusse drasticamente l'utilizzo della solforosa.

Berlo è stato commovente. Almeno quanto lo è stato osservare l'etichetta imbruttita (che riporta l'indicazione delle particelle catastali dei vigneti). E una conferma: siamo davanti a un vino dalle grandi potenzialità. E non devo certo dirlo io...

Del teenager non dimostra praticamente più nulla: è un bianco maturo che il tempo ha ulteriormente ingentilito, smussando la potenza che lo caratterizza sin dai primi anni di vita e che si coglie ancora nei suoi tratti. Potenza che è intensità e durata, sia al naso che in bocca, dove trovi le stesse e identiche percezioni. Se la cava alla grande anche a distanza di qualche ora dall'apertura, riproponendosi con la stessa vigoria, sempre integro, non un segno di cedimento.

Le sensazioni idrocarburiche - di cherosene e di pietra focaia, soprattutto - sono protagoniste assolute al naso. La beva è agile; non solo: scattante, cangiante e appagante. Ha ancora freschezza e salinità, veri e propri tratti distintivi del vitigno. E, poi, il finale da moviola ti accompagna dritto alla fine della bottiglia.

Tra i vini più emozionanti del mio 2010.

2 commenti:

Paolo Carlo ha detto...

Mi hai fatto godere...
La prossima volta chiama neh !
;-)

Alessandro Marra ha detto...

Grazie!
Mettiamola così: è il timorasso, quel grande vitigno che allevate voi giorno dopo giorno, che mi fa godere!